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+39 0331 546671La prima cosa che abbiamo fatto, alla Tenuta della Cascinassa, è stata piantare barbatelle. Le abbiamo messe a dimora in silenzio, lasciando che le loro radici cominciassero ad ascoltare la terra, ad abituarsi, mentre tutto intorno la tenuta prendeva forma.
Era l’inizio del 2020. Da allora, abbiamo continuato a piantare, con pazienza e visione: oggi contiamo 11 ettari di vigneti coltivati, destinati ad aumentare nei prossimi anni.
Sappiamo che la qualità di un vino nasce da molti elementi, ma uno è imprescindibile: la vitalità del terreno in cui la vite cresce.
Scegliere metodi di coltivazione tradizionali, rispettosi e non invasivi, è per noi un modo concreto per prenderci cura delle nostre uve, della terra che ci ospita, e di portare avanti il nostro impegno verso un’agricoltura realmente sostenibile.
Il Timorasso è un’uva antica, legata ai Colli Tortonesi da sempre. È un vitigno attualmente autorizzato in provincia di Asti e Alessandria e, provvisoriamente, in provincia di Cuneo. La produttività non è costante, tuttavia la pianta è abbastanza resistente alle avversità climatiche così come alle malattie. Del Timorasso si hanno notizie già dalla prima enciclopedia agraria redatta nel XIV secolo dall’agronomo bolognese Pier de’ Crescenzi. Nel corso dei secoli fu talmente apprezzato da divenire il più importante vitigno a bacca bianca piemontese relativamente alla superficie e alle quantità prodotte. Il dramma arriva con la fillossera. In seguito a una tale devastazione, il Timorasso inizia a essere escluso dalla ricostruzione dei vigneti, perché non garantisce produzioni abbondanti per ettaro. Segue un vero e proprio oblio nel periodo successivo al 1945. Lo spostamento dell’attenzione del mercato verso i vini rossi, con il boom economico del dopoguerra e lo spopolamento delle zone agricole più difficili, portano a un declino della superficie coltivata che prosegue fino agli anni 80, quando viene riscoperta l’antica tradizione di questo vitigno.
Il primo a darci notizie del Barbera fu Jullien nell’opera Topographie de tour le vignobles connus del 1822. Anche se il nome Barberba viene riportato in maniera errata: «nell’area di Casale sono note le uve di barbara e bonarda». Il Gallesio nella sua imponente opera Pomona Italiana (1817-1839) menziona il vitigno Barbera (Vitis vinifera Montisferratensis). Dal documento della Regione Piemonte che ha titolo Vitigni del Piemonte pare che la varietà non sia un’esclusiva della regione subalpina, ma potremmo dire che è il territorio in cui si esprime meglio. Il colore che dona al vino può essere rosso violetto o rosso rubino con riflessi violacei. Al naso si percepisce un carattere floreale e uno speziato, possono sentirsi anche frutti tipo bacche, more, ciliegia, prugna essiccata e caramello, confettura o avere sentori erbacei. In bocca il vino è fresco, più o meno strutturato, a seconda dell’affinamento, morbido e dalla tannicità mai esasperata.
Il Pinot Nero è un’uva originaria della Borgogna che si è diffusa in tutto il mondo, infatti, si parla di vitigno internazionale. È un’uva dalla maturazione precoce e complessa. In luoghi troppo caldi matura troppo in fretta e non sviluppa appieno gli aromi che le sue bucce, piuttosto sottili, possono sprigionare. Con Chardonnay e Pinot Meunier è usato per lo Champagne. I sentori che dona al vino sono ciliegia, lampone, violetta, cacciagione. Il colore del Pinot Noir vinificato è rosso rubino chiaro o medio.